Percorsi del Parco Regionale di Monte Orlando
Questa parte del territorio di Gaeta è caratterizzata dalla particolare conformazione del terreno avvenuta nelle diverse ere geologiche, che hanno portato a profonde spaccature e favorito lo sviluppo di una bellissima macchia mediterranea, dando origine ad autentici spettacoli della natura.
Il punto di partenza è il Santuario della SS. Trinità che si raggiunge dal centro di gaeta percorrendo Via Munazio Planco e seguendo le indicazioni poste lungo la strada. Altro punto di partenza si trova nella parte antica della città di Gaeta (Gaeta Vecchia). Tutto il percorso si snoda per una lunghezza di circa quattro chilometri e mezzo e si compie agevolmente in circa tre ore di cammino.
Arrivati al Santuario della SS. Trinità, si inizia con la visita alla Montagna Spaccata, la spettacolare faglia che taglia in due la roccia calcarea del promontorio, arrivando fino al mare e che la tradizione vuole originata dal terremoto che scosse la terra quando Cristo spirò sulla croce. Dalla terrazza costruita sopra la Cappella di S. Filippo Neri, sospesa a metà della spaccatura, si possono ammirare dei bellissimi esemplari di palma nana che sporgono dalle pareti rocciose a strapiombo sul mare. Risalendo e svoltando a destra prima del cancello d’uscita si raggiunge la Grotta del Turco.
Dopo la risalita, riprende il sentiero subito a sinistra, oltrepassando un cancello che i frati del convento tengono sempre aperto e ci si inoltra nel bosco, non senza prestare attenzione alle mura romane, ultimi resti di una villa attribuita a Lucio Munazio Planco (I sec. A.C.).
Dopo una piccola serie di tornanti, il sentiero si apre su una vecchia strada asfaltata, chiusa al traffico da quando è stato istituito il parco. Procedendo verso destra, si intravede subito, sebbene in parte nascosto dalla vegetazione, l’ingresso della polveriera Carolina, una delle numerose strutture militari edificate durante la dominazione borbonica. Le opere di fortificazione del promontorio furono iniziate da Ferdinando il Cattolico e terminate nel 1530 da Carlo V, che fece costruire un imponente sistema di mura difensive, visibili ancor oggi, a ridosso delle falesie, rendendo il promontorio praticamente inespugnabile dal mare. A Ferdinando IV è invece attribuita la costruzione, nella seconda metà del 1700, delle polveriere Torre d’Orlando, Carolina, Ferdinando e Trabacco, con una capienza complessiva di 27 mila quintali di polvere. Una potenza di fuoco immensa per l’epoca.
Dopo la sosta alla polveriera Carolina, si prosegue a destra fino a giungere di una biforcazione, e lì si prende il sentiero che sale a sinistra giungendo ala polveriera Ferdinando. Lungo il percorso sono ancora visibili resti di costruzioni romane inglobate nella tenuta di L. M. Planco.
Visitata la polveriera e ritornati alla biforcazione, si prende il sentiero che scende e che conduce all’ultima delle polveriere ancora visibili, la Trabacco. Si gode da qui, a ridosso della falesia che cade a strapiombo nel mare, una veduta meravigliosa che spazia dalle isole ponziane fino ad Ischia.
Si ritorna indietro e si prosegue lungo la strada asfaltata che ridiscende verso il Santuario della Trinità. Lungo il percorso, che si snoda tra un fittissimo bosco di lecci, si possono notare altri resti delle fortificazioni borboniche e di gallerie scavate nel monte ad uso militare. Per chi volesse allungare la passeggiata, si può prendere uno dei numerosi sentieri che salgono al mausoleo di L. M. Planco.